Di Litteratti, Brexit, Trump e altre bugie

La foto che vedete è un bello scatto di Peter Medlock. Ci sono incappato ieri mentre stavo seguendo le notizie delle proteste contro Trump. Un po’ di musica per sottofondo, quando sono partite le note dell’Apprendista Stregone di Paul Dukas: l’uso geniale dei legni, l’arpa, i suoni armonici degli archi; ecco lo stregone e i suoi incantesimi.

 

L’Apprendista Stregone
La storia è famosa, grazie anche a quel favoloso capolavoro che è Fantasia di Disney. La storia, che è una ballata di Goethe,  racconta di uno stregone che si assenta dal suo studio, raccomandando il giovane apprendista di fare le pulizie. Nel cartone disneyano l’apprendista è un pigro Topolino che decide di fare il furbo servendosi di un incantesimo per dare vita a una scopa che faccia il lavoro al posto suo.

La scopa porta secchi d’acqua, pulisce, finché il lavoro è finito… ma lei va avanti, non si ferma più e Topolino-apprendista, che sta schiacciando un pisolino, si risveglia in una stanza completamente allagata. Solo allora si rende conto di non conoscere la parola magica per porre fine all’incantesimo.

Prova a spezzare la scopa, la fa a pezzi con un’accetta, sembra fatta, ma da ogni pezzo si rigenera una nuova ramazza: un esercito di ramazze sono in marcia contro l’apprendista stregone. Quelle forze che ha solleticato lo stanno annientando e solo il ritorno del maestro stregone rimedierà al disastro.

Di Litteratti, Brexit e Trump
Quando ho aperto Litteratti, non avrei mai pensato di scrivere un post del genere. La musica di Paul Dukas mi ha fatto cambiare idea.

Anche se non è bello dirlo, non mi interessa la politica perché la discussione che genera è quasi sempre divisiva: i miei amici sono quelli che la pensano come me, i miei nemici sono tutti gli altri, bla, bla, bla. Tutti crediamo di avere la verità in tasca.
Logico quando in palio c’è il potere di trasformare idee in leggi che toccano in qualche maniera la vita di ciascuno di noi.

Eppure ci sono due grandi eventi che non mi vanno proprio giù e sento la necessità di dirlo:

  1. la Brexit – amo Londra e UK, ci ho vissuto per qualche tempo per motivi di studio e mai mi sarei aspettato una cosa simile;
  2. Trump presidente degli States.

Non mi vanno giù perché poggiano su delle menzogne. Ricordate Farage e le sue false promesse? Trump e il suo giocare con le paure? Ecco gli apprendisti stregoni che evocano forze più grandi di loro.

Come diventare ricco: leggete Carl Jung, parola di Donald J. Trump
Negli States ci sono molti analisti che spiegano la vittoria di Trump tirando in ballo Jung e l’inconscio collettivo. Forse non è un caso se nel suo libro How to get rich, Donald Trump consiglia proprio di leggere Carl Jung (“Carl Jung’s theories fascinates me and keep my mind open to my own – and the collective – unconscious”).

Nel suo debutto in politica come improbabile candidato-celebrità, Trump ha sfidato tutte le regole e le convenzioni. Avrebbe potuto essergli fatale questo atteggiamento, e invece prima ha spazzato via uno dopo l’altro tutti i suoi rivali Repubblicani, poi ha battuto l’oliata macchina dei Clinton. Trump ha saputo dominare la scena come nessun altro politico. Perché? Quali sono le ragioni del suo successo?

L’inconscio collettivo
Secondo Deepak Chopra, che ha scritto un interessante articolo su Huffington Post, Trump incarna qualcosa di autentico e universale: quel grumo di pulsioni – odio, aggressività, sadismo, egoismo, gelosia, risentimento, trasgressione, misoginia – che normalmente reprimiamo e di cui proviamo imbarazzo e vergogna. Questo grumo di pulsioni sono il nostro segreto collettivo; formano il lato oscuro dell’inconscio collettivo.

Collettivo è la parola chiave: Carl Jung è stato il primo a parlarne mettendolo in relazione con la psicologia delle masse e i grandi eventi storici.

Quando l’inconscio collettivo emerge con violenza, c’è un capovolgimento di valori e ciò che è sbagliato diventa giusto.  In questo mondo a rovescio Trump non è una sorpresa. Essere trasgressivi genera sollievo, perché improvvisamente la psiche collettiva può avventurarsi nei territori proibiti.

Quando Trump si vanta delle sue trasgressioni, del suo linguaggio, e allo stesso tempo si rivolge al suoi sostenitori chiedendo: “E’ divertente, vero?” sta esprimendo pubblicamente l’impulso di smettere di obbedire alle regole. Evoca, e allo stesso tempo ne è plasmato, la forza dell’inconscio collettivo: si rivolge ai suoi dicendo loro ciò che vogliono sentirsi dire.

Deepak Chopra spiega che il partito repubblicano ha flirtato per decenni con questi umori, da quando Nixon scoprì come solleticare il razzismo del Sud, favorire le aggressioni, nei confronti delle minoranze,  in nome della legge, porsi con l’atteggiamento del noi-contro-loro nei confronti del movimento pacifista contro la guerra del Vietnam. Per smettere di provare vergogna, la brava gente di destra ha cercato figure di riferimento dopo Nixon che trasudassero rispettabilità.

Trump ha strappato questo sipario di rispettabilità. Infettato dal divertimento di lasciare correre i suoi demoni ha scoperto con sorpresa che milioni di persone ruggiscono con approvazione alla sue parole. Ma Trump potrebbe essere in sella a una tigre difficillmente controllabile – lo sapremo solo a storia compiuta.

In questo momento molti americani avvertono il sintomo inquietante di qualcosa che è fuori controllo. Glorificare il suo essere fuori dalle regole e dagli schemi (cosa che qualcuno ha scambiato per estraneità all’establishment) lo rende immune a tutti i vincoli di controllo, fino a quando l’epidemia non avrà seguito il suo corso – che nessuno può prevedere.

Trump e l’archetipo di John Wayne
093693-jpg-c_300_300_x-f_jpg-q_x-xxyxxL’America finora è stata fortunata e brava nel riconoscere i propri demoni. Negli anni della Grande Depressione, i rapinatori alla Bonnie&Clyde divennero eroi popolari. Trump è il cattivo ragazzo che in tempi difficili diventa un eroe popolare.

In America, l’eroe è colui che difende gli indifesi, John Wayne, il cowboy valoroso che uccide Liberty Valance, il fuorilegge che terrorizzava gli abitanti di una piccola città di frontiera. Nel film, L’uomo che uccise Liberty Valance, Liberty simboleggia l’anarchia. Oggi, sono gli islamisti la forza anarchica oscura che minaccia la civiltà e Trump incarna l’archetipo dell’eroe che prima spara e poi si interroga.

Come ci spiega Jung, la storia insegna che tutte le volte che un atteggiamento psicologico, un archetipo, assume valore collettivo, cominciano a pullulare gli scismi. E un archetipo collettivo, anche se necessario, rappresenta sempre una minaccia per l’individuo.

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. Paolo Bua Corona ha detto:

    Bellissimo articolo grazie

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    1. rabolas ha detto:

      grazie Paolo!

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