Writers no one reads: Carolina Invernizio

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Un mese fa ho dato inizio a una piccola serie di post dedicata agli scrittori che nessuno legge più. Maria Messina è stata la prima scrittrice ricordata insieme al suo romanzo simbolo La casa nel vicolo. E oggi? oggi si parla di Carolina Invernizio.

Perché Carolina Invernizio?
Mi è saltato in testa di scrivere di Carolina Invernizio dopo aver letto l’articolo Carolina Invernizio, dissepolta e viva di Domenico Quirico.

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Eccoli i suoi romanzi nelle colorate copertine della Lucchi

E lo faccio perché non mi va di liquidare Carolina Invernizio, nell’anno del centenario della sua morte, in maniera sbrigativa come ha fatto il giornalista de La Stampa: trame zeppe di cadaveri, inventrice di inferni, e l’immancabile catologo dei suoi titoli d’effetto: L’impiccato delle cascine, Il bacio di una morta, La figlia del mendicante, Il treno della morte, La vendetta di una pazza,  La Sepolta viva.

Il perché è un po’ complicato spiegarlo. Ma se dovessi riassumerlo in due parole direi perché sono di Torino e ho un’insensata venerazione per Guido Ceronetti.

Piccolo Inferno Torinese
Cosa c’entra Guido Ceronetti con Carolina Invernizio? Se qualcuno di voi ha letto il delizioso Piccolo Inferno Torinese, sa che Carolina Invernizio era

patrona e principe delle scrittrici torinesi di lingua italiana. Invernizio è una sarta – ape regina, una suprema modista; un’indimenticabile topografia e tipologia torinese è uscita dalle sue maniche generose sebbene i manichini per i suoi abiti glieli fornisse la premiata Ditta Montépin di Parigi.
Le sue Torinesi erano angeli purissimi e mostri spaventosi.

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Sì, ho anche un paio di romanzi di Montépin

Certo, Ceronetti sa darle la giusta prospettiva scrivendo anche che Torino è talmente piena di storie crudeli e bizzarre «che avrebbero meritato uno Zola, ed ebbero invece, soltanto, una Invernizio»

Come scriveva Carolina Invernizio?
Carolina Invernizio scriveva romanzi d’appendice, ma come li scriveva? in fondo è questo che interessa, no? Ecco un campione

Ella invecchiava, si faceva brutta. Si guardò a lungo nello specchio, poi si lavò il viso con acqua profumata, vi passò su un po’ di cipria, un’idea di colore. Quindi indossò un vestito da casa di fattura elegantissima, che le stava a meraviglia, ed in pieno possesso di se stessa passò in salotto.

Non è male, vero? i particolari di sartoria, il vestito “di fattura elegantissima”. Adesso sto per scrivere una cosa forte, ma vi butto lì il mio pensiero: secondo me in alcuni passaggi regge il confronto con Moravia, il gran psicologo delle donne (ad esempio nel passaggio: “Si guardò a lungo nello specchio”).

Carolina Invernizio: 101 romanzi
Wikipedia alla pagina di Carolina Invernizio censice 101 romanzi di cui è autrice. Perché questa smania di scrivere? Ecco Guido Ceronetti:

Questa donna nascondeva una mistica furiosa: non aveva riguardo per l’equilibrio della trama, tutto era a favore del Bene, la sua ossessione. Questo era molto sentito dalle sue lettrici, che i suoi libri spingevano a convertirsi: dal Vizio alla Virtù, quasi sempre; qualche volta – per sbaglio d’Invernizio – dalla Virtù al Vizio.

E se volete dare un’occhiata alla filmografia tratta dai suoi libri ecco la pagina dell’Internet Movie Database.

Be pitiful, for every man is fighting a hard battle
Ho trovato questa frase che secondo me è molto bella e profonda

“Be pitiful, for every man is fighting a hard battle”

che appartiene ad uno scrittore scozzese, Ian MacLaren, e si trova in un racconto del 1894, Beside the Bonnie Brier Bush. Nell’Internet italiano gira in questa versione:

Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile, sempre

carolina_invernizio_2Con questa frase in mente mi sembra giusto ricordare Carolina Invernizio nel centenario dalla sua morte. Perché trovo ammirevole la sua personale battaglia per la causa del Bene, combattuta strenuamente imbracciando la scrittura, attraverso 101 romanzi! Sono convinto che non si possa scrivere così tanto se non per andare alla ricerca di qualcosa.

E  allora vi lascio con la foto della sua sobria tomba, su cui non mancano mai i fiori freschi, al Cimitero Monumentale di Torino.

12 commenti Aggiungi il tuo

  1. Sam.B ha detto:

    Questo tuo post mi è piaciuto davvero molto: molto sentito. Tanto che quando sono arrivata all’ultima riga ho pensato: “Scrivi ancora di Carolina Invernizio”.
    Non ho mai letto nulla di suo. A parte, se ricordo bene, un estratto di “La sepolta viva” in una antologia delle medie. A questo punto, recupererò qualcosa di suo. Soprattutto adesso che ho letto che la Invernizio fu cacciata – o rischiò di essere cacciata – da scuola per aver scritto un racconto giudicato scandaloso, pubblicato sul giornale dell’istituto, e che le sue storie hanno, a volte, atmosfere che si avvicinano all’horror.

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    1. rabolas ha detto:

      grazie Sam! non so quante cose avrei ancora da dire su Carolina Invernizio, è un post che mi è venuto così dal cuore, ma nei prossimi tenterò ancora di scrivere di scrittori che per una ragione o per l’altra mi piacciono! 😉

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  2. Angela F. Siracusa ha detto:

    Mai sentita nominare prima, quindi occorrerà rimediare ! Articolo molto interessante, rubrica eccellente : andrò a recuperare anche il post su Maria Messina 🙂

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    1. rabolas ha detto:

      grazie Angela! bello averti tra i lettori!

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      1. Angela F. Siracusa ha detto:

        Bello per me esserlo ! Nel tuo blog trovo pubblicazioni che stimolano la mia curiosità, e non ricalcano banali tormentoni. Grazie a te 🙂

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        1. rabolas ha detto:

          Too kind!! Io ho appena scoperto il tuo blog e penso che lo frequenterò assiduamente anche perché ho visto che hai nella sezione temi La ricerca della felicità, che è anche uno dei temi del romanzo che sto scrivendo 😉

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          1. Angela F. Siracusa ha detto:

            ci ho fatto la tesina di maturità classica, è un tema stupendo !

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            1. rabolas ha detto:

              wow, addirittura una tesina? io lo trovo un tema intrigante! 😉

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  3. Paolo Bua Corona ha detto:

    Beh che dire, ogni volta che leggo un tuo articolo resto di sasso. Scrivi bene in modo simpatico come piace a me è i tuoi pezzi sono sempre luci nel buio. Ancora una volta ti ringrazio di aver condiviso i tuoi pensieri. Grazie!

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    1. rabolas ha detto:

      Super grazie! Anche tu non scherzi con i tuoi racconti☺

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  4. guido mura ha detto:

    Su Carolina e sul romanzo d’appendice avevo fatto addirittura la tesi, pubblicando poi un articoletto nello stile strutturalista-semiotico che si usava negli anni 70, che faccio fatica a capire persino io, se lo rileggo. Posso solo dire che la Invernizio aveva saputo ben interpretare la struttura del roman feuilleton francese, di Montépin, Boisgobey ecc., ambientandone qui da noi le storie. Scriveva in un discreto italiano e i suoi intrecci funzionavano benissimo, così come hanno sempre funzionato, per il pubblico, le vere storie di cronaca nera e giudiziaria. Eccezionale fu la sua fortuna in Sudamerica, tanto che a Milano si stampavano libri della Invernizio tradotti in spagnolo per il mercato d’oltre oceano.

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    1. rabolas ha detto:

      fantastico! non sapevo che la Invernizio avesse lettori anche in Sudamerica, ma devo dire che mi incuriosisce assai il tuo articoletto 😉

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